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TAKETE E MALUMA
Aggiornamento: 30 mar 2021
Utilizzare la parola scritta, in modo professionale, significa comporre dei messaggi per riuscire a evocare, a emozionare, a vendere, a convincere, a persuadere.

Esistono decine di tecniche linguistiche e di adattamenti narrativi.
Li utilizza il romanziere esperto per l’incipit del prossimo bestseller, oppure il copy senior che, sapientemente, le adopera per sviluppare headlines e contenuti.
Molte di queste tecniche appartengono a un insieme che sono gli impliciti di contenuto, in parole povere: io scrivo una frase ed esprimo dei contenuti e implicitamente induco il lettore a estrarne degli altri, quelli che mi interessano.
Così facendo il messaggio passa molto più facilmente. Il motivo? Semplice: non sono stato io ad asserirlo ma è il lettore stesso che lo costruisce e lo fa suo.
Questa è una tecnica potentissima e conosciuta, anche se non molto diffusa: saperla gestire bene è cosa per pochi.
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A questo punto, si apre il dibattito della persuasione etica e non etica che io glisserò perché preferisco concentrarmi su una specifica tecnica degli impliciti di contenuto, a mio avviso la più intrigante: l’onomatopea.
L’onomatopea si ottiene quando i suoni di una parola descrivono o suggeriscono acusticamente l'oggetto o l'azione che significano. Basterà ricordarsi dei cloppette cloppette del cavallo, gli sbam sulle porte e così via; e se vale per delle figure retoriche vale anche per le singole sillabe: il suono di una parola può da sola comunicare un significato.
La potenza di questo strumento è tutta qui: in maniera inosservata, attraverso parole precise potrò trasmettere contenuti impliciti, invisibili al fruitore.
Esistono parole la cui sequenza di lettere, il suono finale, meglio si avvicina al messaggio che vogliamo costruire.
E ora arriviamo a Maluma e Takete.
Nel 1929 da Wolfgang Köhler, compie un esperimento sulla fonoestesia: chiedere ad un campione di persone di associare questi due nomi a due diverse forme, una formata da linee rette e spigolose, l'altra da linee curve e morbide. A quale figura associ il nome Maluma e a quale Takete?

Il risultato certifica scientificamente quello che molti copywriter già supponevano: Takete è quasi sempre associato alla figura dalle linee spezzate mentre Maluma a quella con linee curve.
Il suono Takete è duro e spigoloso come la figura, mentre Maluma risulta rotondeggiante, morbido, sinuoso. Da una parte i suoni di “t” e “k”; dall’altra ma “M” sensuale e la “u”. Potete fare questo esperimento a casa e cambiare i nomi: Kati e Lollo; Tipti e Muono e così via… vedrete.
Dunque, il suono di una lettera, di una sillaba, di una parola è in grado di evocare, con forza, un carattere significativo che desideriamo assegnare a un contenuto.

Straordinario (e famoso per gli addetti ai lavori) questo articolo di Yorkston e Menon che riassumerei così: servi lo stesso gelato ma uno lo chiami Frosh e uno Frish. Poi domanda quale è il più cremoso, il più buono dei due, e non vedrai indecisione: Frosh è più buono!
Ora ditemi, pensando a un gelato confezionato famoso, alla “M” e alla “U”, a un suono rotondo, grande, magnifico, non vi viene in mente nessun prodotto?
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